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Tra trulli e sepolcreti

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Per la marina non tornerò mai più
ad incantarmi al primo soleggiare
né vedrò l'onda rosa mareggiare
e la Chiesetta con il buon Gesù.

 

Neppure all'alba aspetterò che tu
ti sveglierai per me per messaggiare
più non potrò per te ancor verseggiare
e né vederti in moto andar su è giù.

 

Me ne starò seduto su un muretto
tra margherite nuove e tra tageti
e guarderò dall'alto del Vereto

 

la tua casetta in mezzo all'uliveto,

mi sperderò tra trulli e sepolcreti
nuda ti sognerò mentre ti aspetto;

 

e ancor ti rivedrò con un sorriso
col dente storto che ricama il viso

 

e mi dirai “ho anche il naso grosso
e il torto che m'hai fatto l'ho rimosso".

 
Poi ti vedrò a Ristola sul mare

su una panchina triste a meditare,

 

e ancor ripeterai stanca e delusa
d'essere senza amor sola e confusa

 

ed ero l'uomo che dovevi amare.
Ma è tardi e indietro non si può tornare.

 

Salvatore Armando Santoro
(San Marcello Pistoiese 11.2.2019 – 7,44)

 

- Sonetto ritornellato

L'immagine può contenere: nuvola, cielo, oceano, spazio all'aperto, natura e acqua

 Salvatore Armando Santoro - 11/02/2019 14:15:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Giulia Bellucci - Mi fa sempre piacere leggerti ed i tuoi commenti sono garbati e gradevoli ed spesso anche profondi. Vereto è un termine piano e, quindi, accento sulla penultima sillaba. È la località dell’antica Veretum, municipio romano che si estendeva da Brindisi fino a Taranto ed era molto importante per quei tempi. È anche il titolo che avevo dato al Bando Veretum che ho rinunciato ad organizzare.
Il nome è stato cambiato in Patù (da pathos e poi francesizzato) dopo che il paese era stato distrutto dai Mori nell’anno 870 e la popolazione decimata.

 Giulia Bellucci - 11/02/2019 11:08:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Tanti ricordi scaturiscono da questa composizione. L’amato Vereto che Salvatore Armando decanta spesso, lo vedi raffigurato con immagini nitide ed evocative, sempre molto gradevoli da rileggere. C’è la nostalgia di un amore per una donna, che si è amata e decantata allora, ma oggi viene ricordata con la consapevolezza dell’ormai andato.
Una mia curiosità, Vereto dove porta l’accento, sulla sillaba re o su Ve?

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